MANAGEMENT DELLE TRASFORMAZIONI INDUSTRIALI VERSO IL 2030

1 MANAGEMENT DELLE TRASFORMAZIONI INDUSTRIALI VERSO IL 2030

2 “Nella trasformatività manageriale va riconsiderato con attenzione il rapporto tra Gemeinshaft e Gesellschaft, tra la crescita economica e lo sviluppo” N. Delai – Connext 2021 Dicembre 2022 MANAGEMENT DELLE TRASFORMAZIONI INDUSTRIALI VERSO IL 2030 Ricerca finanziata da Fondirigenti - IS/2022/03 CIG 9116086027

3 Indice I PARTE Le Trasformazioni Industriali Introduzione 1 Traiettorie dell’evoluzione industriale del Veneto 1.1 I tre macrosettori di indagine: dati e caratteristiche 1.2 Gli interscambi commerciali e l’export 2 Il riposizionamento nei mercati globali 3 Gli investimenti: ridondanza e nuovi approcci al business model 3.1 La ridondanza negli investimenti 3.2 La ridondanza strategica 3.3 Testimonianze imprenditoriali e manageriali in “Globalizzazione addio: tornano scorte e magazzini” 4 Il ruolo e la gestione aggregata dell’innovazione 5 Le risorse umane e gli stock di conoscenza applicata 5.1 Il management nella prospettiva della gestione della complessità 5.2 La composizione del management industriale 6 Alcune considerazioni e azioni sucessive Indicazioni Bibliografiche e Documentali II PARTE Rilevazioni quanti-qualitative: riferimenti metodologici, analisi aggregati e analisi di caso Introduzione 7 Interviste a Manager dei 3 Macrosettori 7.1 La metodologia e le question mark 7.2 Gli intervistati e la programmazione delle interviste 8 Survey su un campione di 90 aziende dei tre macrosettori p.5 p.6 p.9 p.15 p.22 p.26 p.35 p.35 p.39 p.40 p.42 p.49 p.52 p.54 p.57 p.58 p.61 p.62 p.63 p.63 p.66 p.67

4 8.1 I risultati del Macrosettore Metallurgia-Meccanica-Meccatronica 8.2 I risultati del Macrosettore Agroalimentare 8.3 I risultati del Macrosettore Tessile-Abbigliamento-Calzatura 9 I 20 Casi Aziendali Casi aziendali: Metallurgia-Meccanica-Meccatronica Casi aziendali: Agroalimentare Casi aziendali: Tessile-Abbigliamento-Calzatura 10 Quadro Sinottico di sintesi III PARTE Evidenze per i nuovi saperi manageriali: report sulle nuove competenze manageriali per gestire le trasformazioni industriali Introduzione 11 L’era delle Policrisi 12 Le nuove traiettorie manageriali: il manager di movimento 13 Le strategie anti-incertezza: esser padroni del proprio prodotto 14 Le fabbriche vicine come vantaggio competitivo di imprese e territorio 15 La crescente apertura dei ruoli manageriali: il manager di movimento 16 Apprendere nell’età dei rischi 17 Lo sviluppo di culture aziendali aperte e l’acquisizione delle conoscenze e competenze 18 Metodologie per la formazione manageriale nei nuovi contesti Conclusioni: verso modelli di manager multidisciplinari p.73 p.92 p.105 p.119 p.121 p.143 p.155 p.166 p.169 p.170 p.171 p.173 p.175 p.177 p.179 p.181 p.182 p.184 p.186

5 I PARTE Le Trasformazioni Industriali

6 Introduzione Gestire le trasformazioni industriali è una delle principali sfide del XXI secolo. In tutti i campi di attività è in atto un’evoluzione economica e sociale, spesso legata all’impatto della rivoluzione digitale, della transizione energetica e della globalizzazione (i cui equilibri sono peraltro ulteriormente minati dal conflitto russo-ucraino attualmente in corso)1. I settori tradizionali, come industria pesante, e i settori che emergono nelle industrie verdi o basate sulla conoscenza dovranno elaborare un approccio proattivo, prevedendo i cambiamenti, adattandovisi e gestendoli grazie a nuove tecnologie sostenibili, a nuovi posti di lavoro e a una riconversione professionale all’altezza delle sfide dell’Industria 4.0… e dell’intelligenza artificiale (e aggiungiamo noi, conseguente ai nuovi equilibri che verranno a determinarsi sui mercati internazionali). CESE – Comitato economico e sociale europeo – L’industria e le trasformazioni industriali, 20192 Nel documento di parere dello stesso Comitato intitolato “Prevedere i cambiamenti strutturali e settoriali e ripensare le culture industriali: verso nuove frontiere di ripresa e resilienza nelle diverse parti d’Europa (parere d’iniziativa)” nelle conclusioni e raccomandazioni si legge: “Una regione è definita in larga misura dalle sue strutture industriali, dalle sue imprese, dalla sua forza lavoro, dalle competenze dei cittadini, dalle sue capacità di ricerca e sviluppo e dai prodotti specifici che le sue imprese realizzano o trasformano. Le competenze industriali sono espressione di un ampio ventaglio di particolarità storiche”. Ed ancora: “È necessario comprendere e analizzare in maniera approfondita le realtà regionali e aziendali nonché le loro prestazioni economiche in relazione alle loro competenze fondamentali nelle diverse industrie e in termini di forza lavoro. Tale aspetto riguarda anche l’infrastruttura, l’ubicazione, la dotazione di risorse, lo spirito imprenditoriale e l’assetto istituzionale, ed è importante al fine di poter disporre di una forza lavoro altamente qualificata e prevedere le esigenze future in termini di competenze per evitare eventuali carenze (ad esempio di ingegneri)”.3 “Le capacità e le competenze specifiche dei dipendenti e il loro continuo miglioramento possono fornire la base per ristrutturare e cambiare i modelli aziendali, come pure la crescita futura e i nuovi mercati. L’incapacità di riconoscere e mettere a frutto le opportunità di sviluppo regionale spinge spesso i lavoratori a continuare a cambiare sede di lavoro (vedi ad esempio il nuovo fenomeno del numero crescente di dismissioni nella nostra regione)4, pregiudicando immancabilmente le capacità e le competenze richieste dalle regioni per sviluppare e cogliere le opportunità dal Green Deal europeo”.5 1. Insert SIAV 2. www.eesc.europa.eu, 2019. 3. Per una analisi della carenza di personale altamente qualificato dovuto anche ai “flussi verso l’estero” vedi Rapporto Fondazione Nord Est, La fuga dei talenti, in Carraro C., Il pentagono dello sviluppo presente e futuro, pag. 44, 2019 ed il più recente studio sempre della Fondazione Nord Est, Attrazione giovani talenti? Emilia Romagna batte Veneto 4 a 2, Nota di FNE, n. 2/2022. 4. Veneto Lavoro, La bussola, Il mercato del lavoro nel primo trimestre 2022, Osservatorio mercato del lavoro, Aprile, 2022, pag. 8. 5. GUUE, Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema “Prevedere i cambiamenti strutturali e settoriali e ripensare le culture industriali: verso nuove frontiere di ripresa e resilienza nelle diverse parti d’Europa” (2022/C 152/08) – 6.4.2022.

7 La prima parte della ricerca intende quindi identificare ed esplicitare le principali “traiettorie che condizionano l’evoluzione industriale regionale” (post-pandemia ed in relazione, per quanto possibile, ai recenti conflitti bellici in corso a livello globale ed in particolare sul terreno russo-ucraino). L’importanza della Manifattura per la tenuta complessiva del sistema competitivo del Paese e delle Regioni Italiane a forte vocazione Manifatturiera (tra cui il Veneto) è stata esplicitata nel Rapporto del Centro Studi Confindustria dedicato alla “Manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite” nel quale si evidenzia come nel corso del 2021 la manifattura italiana abbia recuperato stabilmente i livelli di attività precedenti diventando uno dei principali motori della crescita industriale dell’Eurozona (in Germania e Francia, nonostante un calo meno drastico dei volumi di produzione nei mesi più critici del 2020 il pieno riassorbimento dello shock appare ancora lontano)6. A livello Regionale le analisi territoriali periodiche prodotte dalla Fondazione Nord Est e gli studi specifici sulla “ripartenza” – vedi Rapporto “La Ripartenza: studi e analisi per un nuovo sviluppo delle regioni del Nordest”, 2020 – confermano la tenuta e crescita di parte della manifattura che sta facendo fronte ad una domanda crescente, non senza problematiche legate ad esempio al reperimento delle materie prime, costi della logistica ed aumenti esponenziali del costo dell’energia, carenza di elevate professionalità tecniche e manageriali ed ora con i rapporti commerciali condizionati dagli avvenimenti di conflitto paneuropeo.7 La capacità di evoluzione competitiva della manifattura in Veneto come in altre Regioni Italiane connaturate da similarità industriale quali Lombardia ed Emilia Romagna è in gran parte collegata a tre fattori, che verranno successivamente sviluppati: • la rapida capacità di riposizionamento sui mercati globali – sia relativi agli sbocchi commerciali che al reperimento di “fornitura”; vedi ad esempio G. Toschi, “Il futuro delle imprese del Pentagono nelle Catene Globali del Valore”, Rapporto FNE, 20208; • la tempestività e la qualità degli investimenti in tecnologia, automazione e digitalizzazione e conseguente velocità nella riconfigurazione dei processi rendendoli più efficienti e dei prodotti con aumento dell’offerta di valore connesso anche al design e caratteristiche del “Made in Italy”; • la dotazione di tecnologia, anche ridondante rispetto ai fabbisogni immediati, che diviene fattore competitivo, vedi ad esempio A. Arrighetti, Pandemia, crisi di offerta e investimenti in riserve tecnologiche, di capitale umano e stock di conoscenza applicata che permetta all’azienda di intervenire in azioni di rapida riconfigurazione del modello di business. Su quest’ultimo punto vedi ad esempio C. Bagnoli, “Business Model Beyond Covid 19 – 50+1 paradossi per l’efficace gestione strategica di una crisi”.9 6. Centro Studi Confindustria, La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite, Novembre 2021. 7. Fondazione NordEst. La Ripartenza, Studi e analisi per un nuovo sviluppo delle regioni del Nordest, Rapporto FNE, 2020, per l’ultimo punto vedi Onida F., L’autonomia strategica passa da priorità chiare di politica industriale, Il Sole24Ore, 28.04.2022. 8. Toschi G., Il futuro delle imprese del Pentagono nelle catene globali del valore, Rapporto FNE, 2020. 9. Bagnoli C., Business Model beyond Covid-19, 50+1 paradossi da affrontare per l’efficace gestione strategica di una crisi, paper, Ca’ Foscari Challenge School, Strategy Innovation Hub, 2021.

8 Il management dei prossimi anni diventerà fattore strategico nel saper anticipare il futuro, nel saper reagire agli imprevisti e saper ridisegnare scenari modificati delle catene del valore e delle politiche di investimento. Deve quindi poter far riferimento ad un mindset e competenze per delineare velocemente business innovativi, governando le trasformazioni tecnologiche, l’acquisizione di conoscenza applicata e nuove riconfigurazioni organizzative che includano i giovani ed in particolare i nuovi talenti.10 10. Delai N. Il Manager Trasformativo, Connext, 2021.

9 1 | Traiettorie dell’evoluzione industriale del Veneto L’economia del Veneto è conosciuta in tutto il mondo come piattaforma manifatturiera di qualità al servizio di importanti catene globali del valore e come territorio di destinazione di flussi turistici che prima del periodo pandemico sono stati in crescita costante. Proprio queste due peculiarità hanno portato la piattaforma veneta ad essere coinvolta in un processo evolutivo che ne sta gradualmente modificando la struttura di base. Le piccole e medie imprese impiegano il 77,2% degli addetti e rappresentano il 99,8% delle imprese dell’industria e dei servizi: sono numeri che fanno delle PMI un tratto saliente dell’economica veneta e riflettono tradizioni e imprenditorialità diffuse nel territorio. La fotografia della composizione delle imprese e le tendenze ci mostrano come al fianco di alcuni (pochi) grandi player industriali un tempo capaci di trainare reti di fornitori locali (con effetti positivi sulla produttività di intere filiere) e oggi alla testa di gruppi multinazionali diversificati con sedi produttive e fornitori all’estero, sono presenti innumerevoli imprese di dimensioni più contenuta ma leader nella fornitura industriale di semilavorati, macchinari e componenti, alle quali il mercato riconosce livelli interessanti di valore aggiunto e che le ha rese appetibili agli occhi di gruppi multinazionali esteri e fondi di private equity attratti da rendimenti che queste realtà sono in grado di generare. Vi è poi il caso di aziende della meccanica che operano in particolare, nella filiera della componentistica dell’automotive, nelle tecnologie della plastica e nei macchinari per l’industria, che hanno sviluppato competenze specifiche e svolgono funzioni di R&D nei loro ambiti di attività. Analoghe situazioni sono presenti anche nel settore alimentare dove, a fianco di aziende con un ruolo di rilievo sul mercato nazionale, sono attive moltissime piccole imprese specializzate in diversi prodotti da esportazione come il vino, la pasta, i legumi secchi, i prodotti da forno, gli oli alimentari o nella chimica industriale e in settori emergenti come quello del packaging medicale e farmaceutico e non da ultimo il settore della moda che alla qualità tradizionale dei materiali e delle confezioni ha aggiunto innovazione e design. In un quadro generale dove anche il posizionamento dell’Italia nella divisione internazionale del lavoro è profondamente cambiato a causa delle difficoltà incontrate dall’industria tradizionale per effetto di nuovi fattori di influenza (es. concorrenza dei paesi emergenti, moneta forte, mutate condizioni di scambio e del corpo normativo di capitolati e sistemi di fornitura…), l’elemento caratteristico dell’industria del Veneto è diventato la focalizzazione su ruoli di fornitura su commessa anche nell’area delle innovazioni di prodotto e di processo e ciò ha influenzato, in parte, quella tendenza al rallentamento dei tassi di crescita del PIL e della produttività verificatasi negli ultimi anni. La dinamica settoriale delle imprese conferma anche, come avviene in ambito nazionale, la tendenza verso la terziarizzazione delle attività produttive. Negli ultimi dieci anni anche in Veneto la base manifatturiera è andata restringendosi, mentre sono cresciute le attività di relazione: anche nell’industria i nuovi addetti sono andati spesso a collocarsi nella logistica in-coming (vale a dire nella gestione dei materiali e dei componenti in arrivo da fornitori collocati in tutto il mondo) e nella logistica out-coming (vale a dire nella gestione dei flussi di prodotto e di servizio verso clienti collocati in filiere globali del valore sparse anche quelle in tutto il mondo) piuttosto che nelle classiche linee di produzione.

10 In conseguenza a tre principali fattori: • due anni di crisi pandemica che ha sconvolto le modalità e la composizione dell’offerta sui mercati internazionali, ma anche la revisione delle organizzazioni del lavoro interno e connesso ai servizi; • la ripresa con forte traino della domanda e ingenti investimenti infrastrutturali previsti grazie al PNRR, ma anche difficoltà di reperimento delle materie prime, aumento consistente dei costi energetici, difficoltà di reperimento di risorse umane preparate per accompagnare la rivoluzione digitale e la sostenibilità; • nuove grandi incertezze dovute ai conflitti paneuropei ed incertezze nelle risposte dei mercati, nella conferma o revisione delle catene del valore rispetto a paesi che si ritenevano in via di consolidamento nei rapporti commerciali, si registra una rilevante fluttuazione e variabilità nei dati statistici che rappresentano il quadro economico sia nazionale che regionale che sono lo specchio del clima di incertezza e precarietà che sta vivendo sia l’economia ma anche l’intera società civile. A livello macroeconomico, i dati disponibili per il Veneto confermavano che nel 2021, dopo la contrazione 2020 dovuta alla pandemia, veniva previsto un trend di crescita del PIL e nelle esportazioni superiore alla media nazionale, con un importante ruolo svolto dai settori meccanico, agrifood, moda. Quadro macroeconomico (variazioni percentuali su valori concatenati con anno di riferimento 2015) Veneto e Italia - Anni 2018:2022 (a) Valori correnti Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat e stime e previsioni, in rosso, Prometeia a novembre 2021. Ma nei mesi successivi l’andamento dei dati, anche in periodi temporali brevi quali dell’arco temporale della congiunturale, andava a correggere le previsioni anche in modo consistente: ad esempio, per quanto riguarda l’andamento del PIL Regionale nel Bollettino del gennaio 2022 si dichiarava che:

11 LE PREVISIONI Variazioni % rispetto all’anno precedente “Le stime sul 2021 mostrano una forte ripresa rispetto allo shock cui è stato sottoposto il sistema economico nel 2020, grazie anche ai progressi delle campagne vaccinali. Tra le regioni italiane il Veneto mostra una maggiore capacità di recupero che si dovrebbe riassumere in un miglioramento del PIL del +6,9% nel 2021 e del 4,2 nel 2022. Per l’anno appena concluso, il 2021, si stima una ripresa del +4,2% per i consumi delle famiglie in Veneto e del +16,1% per gli investimenti fissi lordi. Anche le prospettive per il 2022 sono positive: +4,9% per i consumi delle famiglie e +8,0% per gli investimenti”.11 Se andiamo a consultare il Bollettino successivo dell’aprile 2022 leggiamo che: “L’aggressione russa all’Ucraina iniziata il 24 febbraio scorso cambia improvvisamente le prospettive globali. Il Fondo Monetario Internazionale prevede nel World Economic Outlook uscito ad aprile un rallentamento dell’economia: la crescita globale sarà del 3,6% nel 2022, 0,8% punti percentuali in meno rispetto alle precedenti proiezioni di gennaio. Per l’Area Euro è previsto un aumento del PIL del 2,8% ben 1,1% punti percentuali in meno rispetto al precedente rilascio. In tale scenario, il Documento di Economia e Finanza 2022 tiene conto del peggioramento delle prospettive economiche e fornisce una previsione tendenziale per il 2022 del Prodotto Interno Lordo Italiano del 2,9% (era pari al 4,7% nella NADEF dello scorso settembre). Le previsioni di fonte Prometeia relative al 2022 prospettano una crescita del PIL nazionale più prudenziale al +2,2%, cui è associato un aumento del PIL veneto del 2,4%. Anche per il Veneto è dunque prevista una decelerazione dopo la netta ripresa rispetto allo shock vissuto dal sistema economico nel 2020, ossia il +7,2% nel 2021. Analogamente, i consumi delle famiglie e gli investimenti fissi lordi in Veneto, cresciuti rispettivamente del 4,7% e del 17,5% nel 2021, è previsto che crescano, rispettivamente, del 2,2% e del 6,5% nel 2022”. 12 11. Regione del Veneto, Bollettino socio-economico del Veneto, I principali dati congiunturali, gennaio 2022, pag. 5. 12. Regione del Veneto, Bollettino socio-economico del Veneto, I principali dati congiunturali, aprile 2022, pag. 6.

12 LE PREVISIONI Variazioni % rispetto all’anno precedente PRODUZIONE INDUSTRIALE Var. destagionalizzata rispetto al trimenstre precedente Se andiamo ad analizzare ad esempio le statistiche sugli andamenti sulla produzione industriale a livello provinciale in uno tra i territori più significativi a livello industriale e manifatturiero quale Vicenza troviamo analisi su base longitudinale e dell’andamento della produzione negli ultimi due anni che ancor più fanno emergere la fluttuazione e variabilità, in questo caso dell’andamento della produzione, fortemente influenzata dalla crisi pandemica e dall’attuale inasprimento del conflitto tra Russia e Ucraina. Riportiamo di seguito il grafico sull’andamento della produzione su base di lungo periodo (2008-2021) ed i commenti riportati nel bollettino provinciale della “Congiuntura economica della provincia di Vicenza. Industria Manifatturiera di Febbraio 2022”:

13 “Nel primo semestre 2020 è evidente un brusco calo della produzione vicentina (-19,2), peraltro assolutamente in linea con il quadro regionale e nazionale. Il terzo trimestre 2020 mostra una positiva inversione di tendenza (+29,2) che porta al riallineamento dei dati nel quarto trimestre. Il primo e il secondo trimestre 2021 mostrano e lasciano sperare per una stabilizzata ripresa produttiva, vedono Vicenza migliore della media regionale e nazionale. Il terzo trimestre 2021 pur presentando ancora un dato positivo, segna un rallentamento nella dinamica. Nell’ultima parte dell’anno riprende vigore la dinamica produttiva vicentina e veneta, rallenta quella italiana”.13 Nella parte finale al commento introduttivo dei dati congiunturali si legge però che “La quota degli imprenditori che prevedono un aumento della produzione resta su livelli molto elevati ma la fase di rilevazione si è conclusa prima dell’inasprimento del conflitto tra Russia e Ucraina. A fine dicembre i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti sono 61, un dato in aumento rispetto al trimestre precedente e molto elevato, legato all’importante livello degli ordinativi già acquisiti anche se crescenti difficoltà si profilano in modo preoccupante (tensione sui prezzi, problemi di approvvigionamento, effetti delle sanzioni alla Russia sul nostro export…). La quota di imprenditori che prefigura un incremento produttivo nel breve periodo è elevata e sostanzialmente stabile dal 54,7% al 54,6%; le aspettative erano quindi molto buone ma lo scenario è profondamente mutato in questi giorni a causa del conflitto tra Russia e Ucraina che impatterà certamente anche sull’economia del nostro territorio.”14 Riguardo alle imprese I principali dati congiunturali del Bollettino socio-economico del Veneto (aprile 2022) ci mostrano questa fotografia: LO STORICO Veneto Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di statistica della Regione del Veneto su dati InfoCamere, Registro Imprese e Cerved. 13. Camera di Commercio di Vicenza, Andamento congiunturale dell’economia vicentina, 4 Indagine 2021, Febbraio 2022, pag. 8-9. 14. Ibidem, pag. 4.

14 LE TENDENZE Variazioni % IL CONFRONTO REGIONALE Dicembre 2021 in Veneto Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di statistica della Regione del Veneto su dati InfoCamere, Registro Imprese e Cerved.15 Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di statistica della Regione del Veneto su dati InfoCamere, Registro Imprese e Cerved.16 15. Bollettino socio-economico del Veneto, I principali dati congiunturali, gennaio 2022, pag. 6. 16. Ibidem, pag. 6.

15 Fonte: ISTAT. Il quarto trimestre del 2021 si è chiuso con una lieve crescita del numero di imprese venete rispetto ai corrispettivi mesi del 2020: nel periodo ottobre-dicembre 2021 si è registrato un +0,5% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, in linea con quanto avvenuto nel terzo trimestre, mentre per quanto riguarda l’andamento congiunturale si è registrata una leggerissima flessione (-0,3% rispetto al trimestre precedente). La dinamica regionale è in linea con quanto avvenuto in ambito nazionale (+0,3%). A livello settoriale, i cali regionali registrati nel comparto agricolo e nel ramo industriale sono stati più che compensati dalla crescita di imprese attive nei settori delle costruzioni, determinata in buona parte dall’introduzione dei nuovi incentivi fiscali per l’edilizia, e dei servizi. È il comparto più significativo dell’industria manifatturiera veneta con quasi 15mila imprese e 223.000 addetti distribuite tra Vicenza (con prevalente specializzazione nella Meccanica e Meccatronica) Padova (con prevalente specializzazione sui sistemi del Freddo e condizionamento) e Treviso (con prevalente specializzazione Elettrodomestici e inox) raggruppate anche nei relativi Distretti Industriali. La vocazione delle aziende è a forte matrice artigianale: spiccano le macchine che hanno raggiunto una produzione di 9 miliardi di euro, e per quanto riguarda la meccanica forti sono i campi del riscaldamento e del condizionamento. Le macchine utensili, prodotti soprattutto nel vicentino, collocano il Veneto al secondo posto nella classifica nazionale per produzione: sono attive 4mila imprese per 80mila addetti. Settori – Cod. ATECO 24-25-26-27-28 1.1 | I tre macrosettori di indagine: dati e caratteristiche METALLURGIA, MECCANICA E MECCATRONICA

16 Per quanto riguarda il Distretto della Meccanica dell’Alto Vicentino, che conta al proprio interno circa 950 imprese che producono attrezzature e macchinari destinati a varie tipologie di impieghi, tra cui particolarmente significativo il comparto del packaging, delle macchine per il settore alimentare, le macchine per la lavorazione del legno, dei metalli e altre tipologie ancora, nel loro programma strategico 2020-2023 si legge che i loro punti di forza si possono così riassumere: • diffusa cultura tecnica nel comparto • sviluppata capacità e creatività operativa • alto livello di innovazione incrementale • capacità di costruire reti non formali tra imprese locali • ampiezza e complessità della produzione • riconosciuta affidabilità delle imprese e conseguente ottima reputazione • concentrazione di diversi saperi in ambiti geografici ristretti • ottima apertura verso l’estero Tra i punti di debolezza: • ridotta dimensione media delle imprese rispetto ai concorrenti esteri • difficile sviluppo di un’internazionalizzazione matura • difficoltà nella programmazione di investimenti in ricerca e sviluppo e di risorse umane dedicate all’innovazione • scarsità di risorse finanziarie disponibili • cultura manageriale non ampiamente diffusa e individualismo della classe imprenditoriale • costi di trasporto e di logistica elevati • difficoltà di realizzate reti formali tra imprese e/o enti Nel corso del periodo 2021-2023 il distretto della Meccanica dell’Alto Vicentino ha deciso di focalizzare la propria attenzione e le proprie attività su alcune tematiche ritenute particolarmente importanti per la propria crescita. In particolare le principali tematiche, indicate in ordine di priorità decrescente, sono: la ricerca e innovazione, l’internazionalizzazione, la partecipazione a bandi UE, la salvaguardia dell’ambiente, le infrastrutture. In particolare le attività di Ricerca & Sviluppo che si intendono mettere in atto si possono collegare anche alle azioni previste nelle Reti di Innovazione Regionali di riferimento ed in in particolare nella Rete ImprovNet e M317: 1. i progetti volti ad acquisire nuove conoscenze utili al miglioramento qualitativo nei prodotti e nei processi e alla successiva traduzione in ambito produttivo (anche con riferimento alle nanotecnologie e ai nuovi materiali); 2. le azioni volte a conseguire alte prestazioni nell’area macchine, con un approccio multidisciplinare (meccanica, elettronica e informatica) aventi l’obiettivo di migliorare velocità, affidabilità e risparmio energetico. Particolare riferimento alle aree tecnologiche abilitanti in chiave “industria 4.0”, quali ad esempio: Advanced manufacturing solutions, Additive manufacturing, Augmented reality and Simulation, Industrial internet (IOT), Big data and analytics, Product Lifecycle Management, Fonti Energetiche Alternative; 17. Descrizioni più dettagliate sul ruolo e le azioni delle Reti di Innovazione Regionale sono trattate al cap. 4 “Il ruolo e la gestione aggregata dell’innovazione”, pag. 38 e succ.

17 3. azioni di innovazione/formazione in collegamento con le Università, i Competence Centre, gli ITS della provincia di Vicenza, il Cluster nazionale “Fabbrica Intelligente” e le imprese private hi-tech. Con riferimento all’internazionalizzazione, in sinergia con Enti e Associazioni, il Distretto potrà sviluppare progetti finalizzati a: 1. sviluppare politiche commerciali più integrate; 2. favorire la nascita di reti tra imprese per condividere la presenza commerciale sui mercati esteri; 3. favorire la creazione di reti dedicate alla assistenza tecnica post vendita rivolta alla clientela estera; 4. sviluppare eventuali consorzi d’acquisto (materie prime, semilavorati, servizi collegati; 5. partecipare congiuntamente a progetti internazionali rivolti allo sviluppo tecnologico. Il settore dell’Agrifood fa riferimento ad una serie di competenze che vanno dalle soluzioni tecnologiche per la produzione, alla conservazione, alla tracciabilità e alla qualità dei cibi, e comprende una grande varietà di comparti produttivi. In Italia il macrosettore si contraddistingue rispetto ad altri Paesi per la presenza di cospicue produzioni agroalimentari certificate: 246 tra Denominazioni di Origine Protetta (Dop). Indicazioni Geografiche Protette (Igp) e Specialità Tradizionali Garantite (Stg); 521 tra vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Docg) o a Indicazione Geografica Tipica (Igt), 4.671 specialità tradizionali regionali. Spiccano inoltre per eccellenza numerosi brand legati all’industria alimentare, tra cui il settore dolciario e della pasta, oltre che diverse aziende che si collocano all’inizio o alla fine della filiera. Il settore agroalimentare italiano rappresenta un’eccellenza che primeggia sul piano della qualità, della sicurezza alimentare, dell’innovazione tecnologica d’avanguardia, della sostenibilità, della biodiversità e del rispetto della tradizione. L’intero comparto ha un fatturato complessivo a livello nazionale pari a 134 miliardi di euro (dato 2018) ed un export di circa il 22%. In Veneto con riferimento alle Industrie di trasformazione alimentare si contano circa 3.500 imprese prevalentemente di piccola dimensione e un numero di addetti complessivo di circa 41.000 unità, mentre l’Industria delle bevande conta 454 imprese e circa 8.000 addetti. AGROALIMENTARE Settori – Cod. ATECO 10 e 11 Fonte: ISTAT.

18 Nell’ambito della Specializzazione Intelligente Regionale denominata “Smart Agrifood” in Veneto è stata costituita la Rete RIAV – Rete Innovativa Alimentare Veneto – che ha un particolare riguardo per la trasformazione industriale, e le possibili innovazioni collegate alle tecnologie di processo e di lavorazione dei prodotti alimentari, oltre che attenzione ad una maggiore sostenibilità ambientale e ad una migliore efficienza energetica. Le traiettorie di sviluppo identificate dalla Rete sono molteplici e tendono tutte all’incremento della competitività del sistema regionale e nazionale. Tra i comparti maggiormente presenti troviamo il vino, l’olio, ortofrutta e lattiero caseario, sono presenti inoltre numerose aziende di trasformazione del prodotto, produttrici di macchinari al servizio dell’industria agroalimentare, o di supporto al comparto, come ad esempio fertilizzanti, oltre ad imprese che si occupano di servizi collaterali, tra cui società di ingegneria, di formazione e di informativa, rappresentando così tutta la filiera, intesa in senso molto ampio, dal campo sino allo studio dei mercati e ai servizi connessi. Tra i primi obiettivi strategici nel nuovo programma 2021-2027 troviamo quello di operare in ambito di sostenibilità attraverso azioni di ricerca e sviluppo anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, la gestione intelligente delle risorse naturali ed energetiche, azioni volte ad impiegare gli scarti delle produzioni agroalimentari per altri usi e in diversi settori, sfruttandone le potenzialità energetiche e migliorando l’impatto ambientale, il potenziamento degli studi nutrizionali, della salute e sicurezza alimentare, la tracciabilità e tutela delle filiere da attivare anche attraverso tecnologie di blockchain, potenziamento delle azioni rivolte all’export. Sono poi riconosciuti dalla Regione del Veneto due importanti Distretti riferiti ai Vini: • il Distretto del Conegliano Valdobbiadene Prosecco che conta oltre 3.400 aziende agricole, unite a 427 cantine di vinificazione e 192 spumantisti che impiegano circa 6.700 addetti rappresentando una delle realtà più dinamiche e significative della spumantistica nazionale ed un esempio eccellente della capacità di un territorio di fare sistema e di agre come volano di sviluppo territoriale. Tra i punti di eccellenza: la presenza di un sistema integrato di produzione di macchine e servizi legati al prodotto, la presenza di un polo di formazione e ricerca unico nel suo genere in Italia, la presenza di una rete di accoglienza territoriale di dimensioni e livelli qualitativi diversi. Nel 2020 la produzione del Distretto ha raggiunto gli oltre 92 milioni di bottiglie prodotte, a partire da 8.712 ettari di vigneto, di cui 108 si trovano nella zona del Cartizze, nel cuore di Valdobbiadene. La tipologia principale è data dallo Spumante che rappresenta il 97,1% della produzione, pressochè la totalità della Denominazione. La Denominazione ottiene una produzione lorda vendibile all’origine di oltre 526 milioni di euro, con un indotto che supera il miliardo di euro. Sempre nel 2020 il 42% del prodotto è stato esportato in 180 paesi del mondo, oltre il 60% in Europa e la restante parte negli altri continenti, principalmente Nord America, Asia e Australia. Alcuni rallentamenti della quota di esportazione, non ancora quantificati, sono stati previsti per l’impossibilità di organizzazione e partecipazione ad eventi fieristici non completamente sostituiti dalle relazioni e vendite on-line. • il Distretto Industriale dei Vini Veronesi per quanto riguarda il Vino Verona è la prima provincia esportatrice italiana con un valore di vendite all’estero di 923 milioni di euro, il 12% del totale nazionale, i paesi di destinazione si riferiscono prevalentemente ai mercati europei, in crescita anche il mercato Statunitense. La produzione supera complessivamente 135 milioni di bottiglie prodotte da circa 750 produttori.

19 Il Distretto è da considerare prevalentemente come la ricaduta in forma organizzata dei Consorzi Tutela dei Vini della Provincia di Verona con l’obiettivo di rinforzare gli eventi promozionali e fieristici nonché la possibilità di accesso in forma aggregata ai Fondi Comunitari. La realtà distrettuale negli anni si è fatta portavoce unica in eventi internazionali di rilievo in Europa come Vinitaly e Vinexpo, Cibus ma anche extra-UE come Fancy Food US, Vinexpo Hong Kong, Prowein China delineando alla presenza dei visitatori, importatori e stampa l’immagine unica della varietà dei Vini di Verona, pur sempre mantenendo al proprio interno le unicità/diversità di espressione storica e culturale. La capacità imprenditoriale pluridecennale dei Consorzi di Tutela e successivamente del Distretto facendo da fulcro alla creazione di reti attive, la partecipazione all’animazione del territorio, la capacità di promuovere e guidare progettualità in grado di fasi carico della qualità del prodotto e della sua riconoscibilità nel contesto dei mercati globali sono stati da sempre segnati dall’attitudine a lavorare per assicurare e valorizzare la salvaguardia del patrimonio di biodiversità e dell’ambiente. I percorsi di valorizzazione sono stati da sempre realizzati in sinergia con le realtà pubbliche e privali, locali ed extraterritoriali, sviluppando partnership e dialogo con le Istituzioni Pubbliche, gli Enti di Ricerca, le aziende del privato impegnate ad ogni punto della filiera produttiva, in grado di sviluppare attenzioni volte al potenziamento dell’immagine collettiva e di restituire un vantaggio economico all’intero sistema, sia esso immediato o di previsione. Il comparto “moda” costituito dai Cod. Ateco 13-14-15 dai settori tessile, abbigliamento e articoli in pelle che vengono connotati anche come T.A.C. vedono una presenza in Veneto maggiore di 7.000 unità (anche in questo caso a prevalente natura artigiana) e contano circa 68.000 addetti. MODA: TESSILE, ABBIGLIAMENTO, CALZATURA (T.A.C.) Settori – Cod. ATECO 13-14-15 Fonte: ISTAT.

20 Il comparto ha subito nel 2020 la crisi in modo particolarmente intenso a mostra più difficoltà di altri nel recuperare i livelli di domanda e produzione del 2019. Il fatturato del comparto è arrivato a subire una riduzione tendenziale (sullo stesso periodo dell’anno precedente) di quasi l’80% nel mese di aprile e si attesta, come dato complessivo del primo trimestre, intorno al -30%. Gli ordinativi risultavano in calo già da febbraio e ancora a giugno la variazione tendenziale è stata del -38% (contro una media dell’industria del -12%). Anche l’indice di produzione risultava già in calo prima della crisi (gennaio-febbraio) e continua a far segnare una drammatica riduzione tendenziale del -20% anche nel mese di luglio (quando quello generale dell’industria è “risalito” al -8%). L’export che nel 2019 aveva raggiunto il valore record di 56,5 miliardi, nei primi sette mesi del 2020 ha subito un calo del 25% e il ritorno ai livelli preesistenti procede con particolare lentezza. Il settore, pur essendo composto in prevalenza da piccole imprese presenta una presenza manageriale significativa sia in termini quantitativi (3.161 secondo i dati Inps 2018) sia in termini qualitativi (elevata percentuale di donne e buona presenza di under 45enni).18 A livello Distrettuale spicca per la calzatura “Moda” lo storico Distretto della Calzatura della Riviera del Brenta che si colloca in una zona situata a cavallo tra le provincie di Venezia e Padova in cui vengono prodotte prevalentemente scarpe di lusso. Nel 2017 erano attivi 127 calzaturifici a cui si aggiungevano altre 414 aziende tra accessoristi, modellisti e commerciali. Il Distretto, pur godendo di una situazione privilegiata per quanto riguarda competenze di alto livello e sbocco sui mercati internazionali, è interessato dai rapidi e profondi cambiamenti che stanno avvenendo nei mercati mondiali ed è esposto ad una serie di criticità che devono essere affrontate. Il particolare, i calzaturifici che operano in partnership con le Griffe internazionali sono impegnati nel miglioramento dei servizi attraverso la ricerca e la sperimentazione di metodologie e tecnologie innovative finalizzate alla qualificazione dei processi di progettazione (nuovi servizi, riduzione dei tempi e dei 18 Rete Innovativa Face Design, Piano Operativo 2017-2020, Lo scenario strategico di riferimento, pag. 2 costi), di produzione (organizzazione, efficienza produttiva ed automazione) e logistici (piattaforme di gestione). Invece, i calzaturifici che hanno mantenuto il loro marchio nel corso della crisi hanno subito un forte ridimensionamento ed oggi sono impegnati ad avviare azioni di qualificazione, differenziazione e promozione del prodotto. Comune a tutte le aziende il tema/problema del passaggio generazionale. La pandemia del 2020 che si è abbattuta con violenza sui mercati globali ha interessato in maniera pesante anche la moda ed il Distretto Calzaturieri della Riviera del Brenta, accentuando ulteriormente il cambiamento dei modelli di consumo verso la sicurezza e la sostenibilità, già in corso a causa di altri fattori di trasformazione digitale ed il climate change. La Rete FACE Design – Fashion Creative and Design Driven Industries è stata costituita con l’intento di contribuire al potenziamento del comparto attraverso un duplice approccio: • pluri-settoriale e trasversale, al fine di elaborare nuovi processi progettuali, produttivi, comunicativi e distributivi capaci di far agire le imprese in una dimensione internazionale; • verticale, rispetto alle diverse filiere che compongono l’aggregazione e investendo su ricerca e sviluppo, tecnologie, innovazione e capitale umano, utilizzando le tecnologie digitali quali abilitatori di nuove value chain e modelli di business. 18. Rete Innovativa Face Design, Piano Operativo 2017-2020, Lo scenario strategico di riferimento, pag. 2.

21 Gli obiettivi principali sono collegati al rinforzo delle filiere B2B presenti in regione, attraverso azioni di innovazione sui materiali, automazione dei processi interni, consolidamento della filiera, normazione e potenziamento dei processi di trasferimento delle competenze, ed inoltre favorire il consolidamento e la creazione di aziende “di mercato”, anche attraverso il riposizionamento strategico di aziende esistenti attingendo a nuove conoscenze in ambito design, ICT e innervandole nella conoscenza di prodotto presente nel territorio. Questi obiettivi saranno perseguiti anche attraverso una più intensa interazione tra le aziende della filiera ed i centri di conoscenza. In seguito alla crisi pandemica ed i suoi effetti immediati sul comparto si sono rinforzati interessi che costituiscono trasversalmente ambiti di attenzione di tutte le aziende della Rete che si possono così sintetizzare: • attenzione ed analisi dei trend in atto quali: digital export in crescita verso paesi “emergenti”; nuovi modelli di consumo; nuovi modelli di business per le filiere; regionalizzazione delle aziende, “guerra per i talenti”, innovazione spinta nella distribuzione, logistica, hub di quartiere, academy di filiera; • analisi dei processi di managerializzazione: per consentire i cambiamenti si intende ricorrere a nuove competenze manageriali, in particolare a quegli ambiti in cui sono ancora carenti: people management, relazione con i mercati (marketing, comunicazione, vendite, esportazione,…), gestione delle innovazioni in campo tecnologico, della sostenibilità aziendale, della trasformazione energetica e dei nuovi modelli di business. Alla Rete partecipano 87 Aziende della moda comprese le Aziende “storiche” quali Bevilacqua, Marzotto, Benetton e molte medie e piccole aziende della Calzatura, inoltre sono associati 13 soggetti della Ricerca quali Fondazioni Univeneto, Università IUAV, Università Ca’ Foscari di Venezia, Università di Padova con il Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Verona con il Dipartimento di Scienze Giuridiche e Diritto Internazionale.

22 1.2 | Gli interscambi commerciali e l’export L’interscambio commerciale (*) regionale (*) 2021 dati provvisori Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat e Prometeia. (*) 2021 dati provvisori Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat. I mercati più dinamici dell’export veneto nel 2021 Bollettino gennaio 2022

23 Le stime sull’interscambio commerciale relative al 2021 evidenziano la ripresa dell’interscambio regionale: il valore delle esportazioni venete di beni risulta in crescita del 16,7% rispetto al dato registrato l’anno precedente, una dinamica positiva che consente anche il pieno recupero dei livelli pre-pandemia (+7,8% rispetto al valore registrato nel 2019). A trainare l’export veneto sono i settori delle produzioni metallurgiche, delle forniture mediche (ottica) e delle apparecchiature meccaniche. Quest’ultime sono riuscite a mantenere un vantaggio competitivo che ha confermato la prima posizione tra le produzioni venete più vendute all’estero: l’export del comparto cresce dell’11,7% rispetto al 2021, accelerando le vendite soprattutto nei mercati europei e in quelli del Nord America. Quanto ai mercati di destinazione, si segnala il sensibile aumento delle vendite verso tutti i principali mercati di sbocco, con picchi Germania, Francia e USA. Resta stabile il valore dell’export regionale verso il Regno Unito (+0,8% rispetto al 2020).19 Nell’ultimo rapporto statistico della Regione Veneto 2021 attualmente disponibile, riguardo ai diversi settori viene così rappresentato il macrodato relativo alle esportazioni dei tre principali macrosettori economici di nostro riferimento.20 Seppure con variazioni importanti avvenute nell’eccezionalità del 2020, nella tabella sotto riportata si possono evincere i pesi dei tre macrosettori rispetto all’export complessivo regionale e la relativa fluttuazione: (*) 2021 dati provvisori I settori più dinamici dell’export veneto nel 2021 Bollettino gennaio 2022 19. Bollettino socio-economico del Veneto, I principali dati congiunturali, aprile 2022, pag. 7. 20. Regione del Veneto, Rapporto Statistico 2021, pagg. 33-34.

24 Quota e variazione percentuale annua delle esportazioni dei macrosettori economici Veneto - Anno 2020 (*) (*) 2020 dati provvisori Fonte: Elaborazione dell’Ufficio di statistica della Regione del Veneto su dati Istat. Le maggiori spinte al ribasso per il fatturato estero delle imprese venete nel primo anno della pandemia hanno coinvolto alcuni settori dei beni intermedi, come i metalli e le produzioni meccaniche, che risentono in maggior misura degli effetti causati dall’interruzione delle attività legate alle catene produttive internazionali. Anche i beni di consumo hanno risentito delle criticità legate alla pandemia, in particolare nel settore della moda e delle produzioni ottiche che poi hanno ripreso la loro risalita nel 2021. La meccanica strumentale (primo settore dell’export veneto, con 11,6 miliardi di euro nel 2020) è il comparto che registra la flessione più elevata in termini di valore esportato: l’export di queste produzioni è calato del 10,5% pari a 1,4 miliardi di euro in meno di quanto fatturato nel 2019, frenando le vendite in tutte le ripartizioni geografiche, con l’unica eccezione dei mercati europei non comunitari (+4,2% su base annua). Il trend negativo della meccanica ha influenzato negativamente anche l’export del comparto metallurgico che ha registrato una contrazione superiore agli 8 punti percentuali, quasi del tutto ascrivibili agli scambi con i mercati Ue, e dei mezzi di trasporto (-22,5%9, concentrato nella “fabbricazione di parti ed accessori per autoveicoli e loro motori (-173 milioni di euro rispetto al 2019) e nella “costruzione di navi e imbarcazioni” (-204 milioni di euro rispetto al 2019).

25 Il comparto moda resta il secondo settore dell’export veneto nonostante sia stato uno dei settori più colpiti dalla crisi indotta dalla pandemia. Un calo del fatturato estero di quasi 12 punti percentuali, pari a 1,3 miliardi di euro in meno rispetto al 2019: questi sono i numeri della caduta del fatturato estero di uno dei fiori all’occhiello del tessuto produttivo regionale e che sta ripartendo facendo leva sulla qualità delle produzioni. Guardando ai mercati di destinazione di questo settore, tutte le aree di destinazione hanno registrato perdite in doppia cifra, con l’eccezione del mercato svizzero, che ha aumentato il valore esportato di 527 milioni di euro (+57,3% su base annua) e che diventa il primo mercato di riferimento delle imprese del settore, scavalcando Francia e Germania. L’agroalimentare ha mostrato una maggiore tenuta rispetto agli altri settori, così come successe nella crisi finanziaria del 2009. L’export regionale del comparto (7,1 miliardi di euro nel 2020), ha resistito, nonostante la crisi innescata dalla pandemia, contabilizzando una perdita inferiore a due punti percentuali: una performance negativa ma ben al di sotto di quanto avvenuto all’export regionale complessivo. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari veneti rimane l’Ue, dove si esporta oltre il 70% delle produzioni del settore. Le vendite estere di cibo e bevande verso la Germania, primo paese di destinazione in assoluto, raggiungono un valore vicino a 1,5 miliardi di euro (il 20,9% dell’export complessivo del comparto) e aumentano del +6,7% su base annua. In calo le esportazioni dirette verso i pasi extra Ue (-3,4% su base annua), con picchi verso le aree del Nord America (-3,3%) e i mercati asiatici (-11,9% in Medio Oriente e -10,5% nei rimanenti mercati asiatici). Risultano in sensibile contrazione anche le vendite verso il Regno Unito (-8,5% rispetto al 2019), che rimane il secondo mercato di riferimento delle imprese venete del settore. La riscoperta dell’Europa avviene dopo gli scossoni della pandemia e la nuova instabilità causata dalla guerra tra Russia e Ucraina, il Vecchio Continente torna al centro delle strategie di internazionalizzazione delle imprese Made in Italy. “È in atto – spiega Claudio Colacurcio, partner di Prometeia – una mutazione strutturale. In seguito alla crisi del 2009 abbiamo assistito ad un’internazionalizzazione guidata dalla crescita economica. Oggi a pesare sulle scelte delle imprese sono soprattutto i fattori geopolitici legati al conflitto in corso, insieme alla sicurezza delle filiere e alla logistica, due tematiche cruciali emerse durante la pandemia.”21 21. Bussi C., Dopo la pandemia e con la crisi in Ucraina l’Europa torna al centro, Rapporti Il Sole24Ore, 7 giugno 2022.

26 2 | Il riposizionamento nei mercati globali Già nel corso del 2019 il Centro Studi Confindustria nel working paper “Esaurimento di un paradigma di sviluppo: (neo)regionalismo, slodown della domanda estera, rallentamento produttivo della manifattura mondiale”, esordiva così: “La Globalisation Age è finita. Il vero e proprio regime che per almeno vent’anni ha modellato l’architettura del processo di globalizzazione degli scambi internazionali, dei mercati del lavoro e della manifattura non c’è più. Il suo dissiparsi apre orizzonti inediti, così come avvenne quando – sul finire degli anni Sessanta del secolo scorso – gli schock che segnarono l’esaurirsi della Golden Age avviarono l’evaporazione della cornice istituzionale dentro cui aveva avuto luogo la più intensa e stabile fase di sviluppo del dopoguerra. Il cardine della Globalisation Age è stata l’affermazione del multilateralismo come nuovo perno della politica economica: ovvero come elemento strategico di un cambiamento di fondo della sua logica a livello globale. Dopo decenni di forte regolazione (in cui il coordinamento dell’attività produttiva si era realizzato al di fuori del mercato), nel corso degli anni Ottanta le scelte pubbliche hanno cominciato a orientarsi verso un sistema in cui l’azione delle forze di mercato fosse lasciata libera di affermarsi, con l’obiettivo di garantire una più rapida capacità di adattamento a un contesto divenuto più incerto e competitivo. In questa prospettiva l’abbattimento delle barriere al movimento cross-border delle persone, delle merci e dei capitali ha affiancato deregolazione e privatizzazione delle attività nel ruolo di un nuovo obiettivo intermedio della politica economica, in un quadro in cui l’obiettivo finale era quello di una maggiore crescita globale. A metà degli anni Novanta la WTO, che finalmente ha ricondotto gli scambi commerciali sotto il controllo di una vera e propria istituzione (infra), si è aggiunta a Fondo Monetario e Banca Mondiale nel ruolo di garante del funzionamento del nuovo paradigma. E, per molti anni, la scelta di campo del multilateralismo ha assunto il profilo di una vera e propria ideologia (il c.d. Washington Consensus), impegnata a costruire un sistema degli scambi globale completamente liberalizzato. Ma le scelte di politica economica – anche quelle che si vogliono pensare più neutrali in quanto “semplicemente” rivolte a sterilizzare i limiti imposti all’azione delle forze di mercato – non sono mai prive di effetti collaterali, e il nuovo paradigma ha nel tempo generato squilibri globali il cui aggiustamento ha finito per mettere in discussione i suoi stessi fondamenti”.22 In continuità con questa prima analisi sempre il Centro Studi Confindustria nel Capitolo 1 - “La manifattura globale al tempo della Pandemia” del rapporto 202123 coordinato da Fabrizio Traù, scrive come: “La fase più recente dello sviluppo manifatturiero globale, negli anni che precedono la pandemia, è stata caratterizzata da elementi di discontinuità importanti a livello strutturale, di origine prevalentemente endogena. I diversi sistemi economici sono stati investiti da cambiamenti di rilievo, la cui natura appare diversa nelle economie sviluppate rispetto a quelle emergenti. E nello stesso mondo avanzato Stati Uniti ed Europa sono arrivati all’appuntamento con la pandemia su presupporti del tutto diversi, ma in ogni caso in una fase di rallentamento. 22. Pensa C., Romano L., Traù F., Esaurimento di un paradigma di sviluppo (Neo)Regionalismo, slodown della domanda estera, rallentamento produttivo della manifattura mondiale, CSC, Working paper n. 8, 2019, p. 4. 23. CSC, La Manifattura al tempo della Pandemia. La ripresa e le sue incognite. Novembre 2021, pag. 18-20.

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